(42) A Torino, il primo sindacato per i senza dimora
Esiste una carta dei diritti per i senza dimora? No, ovviamente non solo non esiste, ma le persone che vivono per strada, sono piuttosto invisibili talvolta. Per questo nasce a Torino l’idea di un sindacato per i senza dimora, al fine di tutelare e autodeterminare la categoria, gestito proprio dagli stessi homeless. A darne notizia è Repubblica.it, che ha intervistato il promotore del progetto, Marco Mascia, 50 anni (nella foto, ripresa dal sito di Repubblica.it), da un anno senza dimora, che anche grazie al supporto tecnico della fio.PSD, sta portando avanti con l’aiuto di un gruppo di senzatetto, l’idea di costituire un’associazione.
La prima iniziativa dell’associazione spontanea che si sta costituendo è la distribuzione di un questionario fra i senza dimora torinesi per sapere, secondo loro, quali sono i diritti che vanno rivendicati. Base di partenza per arrivare a una carta dei diritti dei senza tetto. “Il questionario è un punto di partenza — racconta il gruppo che sta lavorando al progetto — per scrivere la carta vorremmo aprire un confronto con gli educatori, le cooperative, le associazioni, le istituzioni pubbliche, private e religiose. Ci siamo dati sei mesi di tempo per fare l’associazione e scrivere la carta”.
Il questionario, anonimo, servirà per avere una fotografia del fenomeno e capire quali sono i diritti più sentiti dai senzatetto. Ad esempio il diritto alle cure, a scaldarsi, al riparo, alla parola, al reddito minimo, al voto senza una residenza, alla casa subito, al diritto alla scelta del percorso di reinserimento sociale. “E poi c’è uno spazio bianco per lasciare a ciascuno la possibilità di scrivere il diritto che più lo rappresenta”, sottolinea Mascia.
L’Istat indica per l’area metropolitana circa 1.800 homeless, ma il numero potrebbe essere anche più alto. A livello nazionale si stima che i senza dimora siano lo 0,2 per cento della popolazione. L’ambizione è che il progetto dell’associazione e della carta dei diritti da Torino si possa esportare a livello nazionale, ma i senzatetto vogliono evitare che qualcuno metta su di loro un cappello. A iniziare dalla politica. “Nel direttivo dell’associazione ci saranno solo senza dimora. E quando si perde lo status si lascerà anche l’associazione”, dice Mascia.
Solo chi vive la condizione di barbone, come qualcuno continua a chiamare con disprezzo chi non ha un tetto, può sapere quali sono le necessità. Capire quali diritti rivendicano le persone — secondo i promotori del “sindacato” dei senzatetto — è utile per chi decide poi le politiche di sostegno e aiuto cosa fare. Ci sono senza dimora che rifiutano i percorsi di reinserimento, oppure preferiscono il freddo della notte al letto in un dormitorio. “Forse perché in un dormitorio dovrebbe rispettare alcuni paletti — raccontano — Meglio piccole strutture sparse, che grandi poli”.
Nei piani dell’Associazione italiana persone senza dimora, questo per ora il nome provvisorio, c’è l’idea di proporre progetti. Il primo riguarda incontri nelle scuole per riuscire a sensibilizzare i ragazzi sui problemi dei senza dimora. Altro progetto è la costituzione di attività commerciali che possano creare posti di lavoro per permettere ai senza dimora di riprendersi una parte della propria dignità.
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